Omelia (05-10-2003)
don Romeo Maggioni
All'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina

L'amore tra un uomo e una donna è tutto per una vita. Ne sentiamo il fascino, vi dedichiamo tutte le nostre risorse perché da lì scaturisce la nostra felicità.
D'altro canto ne sentiamo trepidazione e timore. Dubitiamo della resistenza del nostro e altrui sentimento. Intuiamo che l'amore vero è una tal somma di elementi psicologici, spirituali, fisici, morali e soprannaturali, che ci sembrano difficili da combinare assieme con equilibrio e reciprocità totale.
Per cui spesso si entra nell'amore già con quella riserva sul tempo che ne taglia il vigore e ne inquina la più profonda soddisfazione. Eppure anche quello dell'indissolubilità è elemento costitutivo, e quindi decisivo, per la riuscita dell'amore umano.
Ce ne parla oggi Gesù, riconducendoci al fondamento dell'amore tra un uomo e una donna, segnalando il male che lo minaccia e aprendolo alla grazia di Dio che salva.

1) "ALL'INIZIO..."

La radice dell'amore tra un uomo e una donna sta nell'atto creativo di Dio: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile". Crea la donna, tratta dall'uomo, a dire quanto le sia simile, quanto sia della stessa dignità, anzi della stessa carne; e quindi ad esigerne l'unione, la complementarietà, il ritornare ad essere "una sola carne". Allora l'uomo esce in quel primo canto d'amore che dice la soddisfazione profonda dell'opera fatta da Dio: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa". Cioè ne sento tutta la sintonia, la risonanza, trovando in lei comprensione, reciprocità, fisica e spirituale, appunto: completamento.
Se l'amore è la struttura dell'uomo e della donna, ne costituisce il progetto, il fine, il traguardo, - noi diciamo: la chiamata. Non è indifferente per l'uomo e per la donna la realizzazione piena di questo amore; il suo fallimento è fallimento d'un progetto di Dio, d'una "macchina" già essenzialmente strutturata, affidata alle nostre mani da far funzionare, cioè da portare a pieni giri perché esplichi tutte le sue risorse di felicità e di vita. L'amore combacia con la vita. La nostra vita è una scintilla di quel fuoco d'amore che è Dio: siamo stati fatti a sua immagine per riprodurre appunto quel suo elemento qualificante, perché "Dio è amore" (1Gv 4,8).
Ne deriva che l'amore è la realtà più alta e più matura nell'esistenza di una persona, e anche la più ardua e difficile, la più complessa e piena, proprio perché è la vita stessa - dicevamo -, cioè determina il nostro destino terrestre ed eterno. E' certamente sentimento ed emozione spontanea iniziale, ma poi richiede che divenga atto pienamente umano, cioè esercizio della intelligenza e della volontà, atto libero, consapevole e responsabile. E ancora: allenamento al dono, al rispetto, all'accoglienza, alla convivenza, alla reciprocità del dare e anche del ricevere. Alla fine deve avere una dimensione anche religiosa, cioè collegata a Dio per capirne l'origine, per raggiungerne il fine, per essere redento nelle sue fragilità, debolezze e insufficienze. L'amore non è quindi un gioco da bambini, ma vuole il massimo delle potenzialità umane e spirituali. Altrimenti necessariamente fallisce!

2) LA "SCLEROCARDIA"

Gesù stesso, da medico esperto dell'anima, indica con precisione il nome della malattia che fa fallire l'amore: si chiama, col termine greco dell'originale, "sclerocardia", cioè la sclerosi del cuore! "Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma". Che cosa è questa "durezza del cuore"? Quando la Bibbia parla di durezza di cuore fa sempre riferimento a Dio; è quindi su questa strada che dobbiamo ricercare le cause ultime del fallimento dell'amore, e poi i suoi rimedi. Ci sono certamente cause più prossime: immaturità, irresponsabilità, condizionamenti sociologici, mancanza d'educazione al dono, istintività eretta a principio, gioco...; ma dietro a tutto questo sta sempre una mancanza di fede e un rifiuto di Dio a determinare il fallimento del matrimonio.
Questa durezza di cuore è non solo mancanza di buona volontà; è più profondamente una vera e propria incapacità, insufficienza, nei confronti dell'amore, e del bene in generale, perché la nostra umanità nasce come ferita, indebolita dal peccato, e il nostro cuore è preso dalla morsa dell'egoismo. Scrive San Paolo: "C'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo" (Rm 7,18). C'è bisogno di un risanamento, di cambiare il cuore di pietra in cuore di carne, è necessario far rifluire di nuovo quella capacità e quella carica d'amore che è propria di Dio per poter vivere l'amore in quella forma piena ed unica che è quella divina, anche per noi, essendo stati fatti a sua immagine. "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5), anche e soprattutto in questo settore dell'amore, di cui ci sentiamo tanto gelosi e autonomi.
Il rimedio è quello allora di reinserire il nostro amore nel quadro di Dio. Di superare tutte le tentazioni di autosufficienza e accogliere con umiltà e convinzione l'amore di Dio. "In verità vi dico - ci dice oggi Gesù -: Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso". Il bambino sa di essere fragile e di dover dipendere. La vita, come l'amore, sono cose più grandi di noi: hanno una fonte che precede il nostro capriccio; staccarsene significa inaridire la vita e la sua linfa' che è l'amore. La lezione ci viene già dalla prima coppia: Adamo ed Eva si dividono, subito dopo che hanno rifiutato Dio. Non è allora un di più folklorico o emotivo sposarsi in chiesa e vivere l'amore coniugale nella Chiesa. Se l'uomo è impastato di divino, non può far più niente senza Dio. Fingere di ignorarlo, si rischia la pelle!

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Dice una bella sentenza rabbinica commentando la pagina della Genesi che abbiamo letto come prima lettura: "Dio non ha tratto la donna dalla testa dell'uomo, perché gli comandasse; né dai suoi piedi, perché fosse la sua schiava; ma dal suo fianco, perché fosse sempre vicina al suo cuore" (Talmud).
Evitare che l'amore divenga possesso, che la comunicazione si sciupi in banalità e cose, scommettere sempre sulla sincerità e la tenerezza, e .. alla fine avere il coraggio del perdono, costituiscono quel primo mazzetto di virtù che abbellisce ogni nuova famiglia che nasce e la profuma dei valori più sicuri e necessari alla felicità del cuore d'ogni uomo e d'ogni donna.