Omelia (11-08-2008) |
Paolo Curtaz |
Gesù non si presenta come un anarchico, come un individualista, non si rifiuta di osservare le prescrizioni sociali e religiose del suo tempo: vuole, però, riportarle a verità, ricondurle al loro significato originario, toglierle dall'armadio dell'abitudine, svecchiarle. A Gesù viene chiesta la tassa sul tempio, un'offerta "libera" che ogni ebreo doveva versare per far fronte alle cospicue spese del rinato tempio di Gerusalemme, una specie di 8x1000 dell'antichità. Gesù fa notare ai suoi discepoli, quasi scherzando, che se il tempio è dedicato a Dio, al re, i figli del re non pagano le tasse, ovviamente e, così facendo, ancora una volta Gesù manifesta la crescente consapevolezza della sua identità. Di più: non solo il figlio del re paga le tasse, ma le paga anche per Pietro. Non solo il figlio di Dio non accetta privilegi, ma donerà la sua vita per il mondo, pagherà di tasca sua il prezzo del nostro riscatto. Iniziamo questa settimana nella gioia, amici, qualunque sia la tempesta che stiamo attraversando, e viviamo con consapevolezza i gesti, le ritualità, le devozioni che ci fanno appartenere ad una comunità, che ci aiutano a mantenerci legati alla lunga tradizione del popolo di discepoli che è la Chiesa. Le difficoltà che viviamo, i pericoli che dobbiamo superare, sono stati condivisi dal nostro maestro e Signore Gesù che paga per sé e per noi... |