Omelia (16-08-2008) |
Paolo Curtaz |
Che tenerezza fa questo Gesù che abbraccia e coccola i bambini che gli stanno intorno! Eppure ci voleva Dio per spiegarci questa cosa. Ai tempi di Gesù tutte le culture, quella giudaica, quella romana, quella greca, erano in difficoltà nel giudicare l'infanzia. Cos'era un bambino? Un non ancora uomo, un non compiuto. C'era una certa insofferenza verso i bambini, da parte dei maschi, ma anche sfruttamento e lavoro, il più delle volte, come accade ancora in molte culture povere nel mondo. I bambini erano proprietà dei genitori che li usavano a propria utilità. Gesù, invece, ribalta la situazione, i bambini sono presi a modello del discepolo. Non si tratta di essere infantili, no, ma di avere, come i bambini, uno sguardo semplice e immediato sulla realtà, uno slancio di fiducia come solo il bambino sa fare. Se una cosa il nostro ingrato mondo deve riconoscere ai cristiani e al cristianesimo, è proprio il rispetto e l'affetto verso i bambini. Amiamo i nostri bambini, allora, lasciamoli diventare adulti, assumiamoci l'onere e la gioia dell'educazione. Le nostre comunità cristiane mettano i bambini al centro del proprio annuncio, li accolgano nel loro gioioso brusio e nella loro sconcertante spontaneità, non allontaniamo dalle nostre celebrazioni i bimbi che ci danno fastidio, come a volte ahimè accade, perché Gesù non ne è per nulla infastidito! |