Omelia (21-08-2008) |
Paolo Curtaz |
La Parola ci fa pensare all'incontro con Dio come ad una (riuscita) festa di nozze. La Bibbia usa spesso l'mmagine nuziale per descrivere il Regno Gesù sposo dell'umanità è una delle figure più usate nella prima comunità cristiana. E noi, invece, pensiamo a Dio con categorie quali "dovere", "necessario", "giudice", che tristezza! Dio invita a nozze l'umanità, invita tutti a vivere e gioire della sua tenerezza, ci spinge al banchetto nuziale. E noi, che facciamo? Rispondiamo: «Scusa, Signore, bell'invito, no, grazie, per carità, ma sai, ho un sacco di cose da fare... la vita è piena zeppa di impegni e di imprevisti, sai com'è!» Da ridere, passiamo tutta la vita ad anteporre a Dio mille questioni, perdendoci così la gioia dell'appartenergli... Mi immagino la scena, quando arriveremo alla fine del nostro percorso terreno, giorno benedetto, davanti alla tenerezza di Dio e vedremo il suo sorriso, e tutto sarà semplice e radioso e bello. E diremo, un po' storditi: «Che bello, Signore... che meraviglia! Averlo saputo prima, quanta sofferenza avrei evitato nella mia vita, quanti meno problemi e giri di testa, quanta più serenità... ah, se lo avessi saputo prima!" E Dio, aggrottando la fronte, mi dirà: «Come, scusa?». Non perdiamo l'occasione, oggi, di lasciarci abitare dalla presenza di Dio, non fuggiamo di fronte alla possibilità di dimorare nella sua luce e la sua pace! Hai qualcosa di meglio da fare che partecipare al banchetto di nozze di Dio? |