Omelia (22-08-2008)
Paolo Curtaz


C'è una contraddizione nelle parole di Gesù che dice: il primo comandamento è ama! Come si può comandare di amare? L'amore non è esattamente il contrario della costrizione? Dell'obbligo? Non sentiamo una differenza netta e sostanziale tra la norma e la creatività derivante dall'innamoramento? Come posso "comandare" a qualcuno di amarmi? Obiezione vera, in effetti. Ma c'è un comandamento prima del primo, il comandamento "zero". È un comandamento che deriva dalla lettura approfondita dell'intera storia della salvezza. E questo comandamento dice: lasciati amare. L'esperienza di Israele, l'annuncio degli uomini significativi di questo popolo, la testimonianza appassionata e vibrante di Abramo, di Mosè, di Davide, dei Profeti, è tutta in questa verità: Dio ti ama, lasciati amare. Se scopriamo di essere amati, benvoluti, accolti da Dio per ciò che siamo, allora, e solo allora, potremo amare Dio con tutto noi stessi. Allora, e solo allora potremo amare noi stessi, accoglierci nelle parti oscure senza mascherarle o negarle, senza esserne travolti. Allora, e solo allora, potremo amare il fratello al di là della simpatia e dello slancio, amarlo poiché egli è. Quanto mi piace una religione che punta tutta la sua credibilità sull'amore! Non è proprio ciò che desideriamo? Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, l'essere amati, il sentirci nel cuore di un progetto amorevole?