Omelia (25-08-2008) |
Paolo Curtaz |
La veemenza con cui Gesù si scaglia contro alcuni atteggiamenti dei farisei, suoi contemporanei, fa rabbrividire. Lasciatemi spezzare una lancia in favore dei farisei, che erano persone tutt'altro che grette e avide, come invece appaiono dalla penna avvelenata degli evangelisti... I farisei volevano vivere con grande serietà e fedeltà la legge di Dio, rispettandone scrupolosamente i dettami, vivendo con fervore ogni piccola norma derivante dalla Legge. Ma questo atteggiamento aveva ingenerato in loro la consapevolezza di essere diversi e, infine, migliori. Non erano, perciò, persone superficiali, né ostentavano la propria religiosità, erano, piuttosto, dei devoti che vivevano francamente e radicalmente il proprio rapporto con Dio. Anche per noi esiste il rischio reale di vivere l'appartenenza al Vangelo come una diversità, come una miglioria della vita, cosa vera, in realtà, ma non indenne dal rischio di mettere la propria nuova e lustra identità spirituale al posto di Dio. Così, amici, quando un evento o un'esperienza ci fanno trovare o ritrovare la fede, che so, un ritiro, l'appartenenza ad un movimento, stiamo attenti a non cadere nel rischio dei farisei, identificando la fede con la propria concreta esperienza di fede. Troppe volte ho visto pii discepoli percorrere il mare e la terra per fare un solo proselito... rubandolo al gruppo parrocchiale! Non prendiamoci troppo sul serio! |