Omelia (29-08-2008)
Paolo Curtaz


Prega con noi, oggi, il grande Agostino, di cui ieri abbiamo celebrato la santità della madre Monica. Grande personaggio della Chiesa d'occidente, Agostino deve la sua conversione alla predicazione di Ambrogio. La santità contagia!

Vegliate, il Signore viene, e viene in due modi: nell'esperienza profonda dello spirito, nella vita di fede e di preghiera che possiamo sperimentare nell'oggi e nell'incontro definitivo della nostra morte. Gesù è venuto a svelarci il volto di un Dio accessibile ma, lo sappiamo, il dubbio è sempre in agguato. Chi di noi non ha mai pensato: è tutto inutile, è tutto un'illusione, la mia fede è frutto di un'autosuggestione? Quanti, vedendo che il padrone tarda a venire, hanno - di fatto - diminuito la tensione dell'attesa e del ritorno glorioso del Signore? Il Signore viene, amici, occorre vegliare, non lasciare che il sonno dello spirito devasti la nostra vita. La vita di fede è "già" e "non ancora", sperimentiamo la vicinanza di Dio, la sua intimità e, in alcuni momenti, la sua disperante assenza. Durante i momenti più significativi e forti della vita di Gesù, dalla sua nascita, alla Trasfigurazione, alla preghiera del Getsemani, l'ombra del sonno che attanaglia i cuori degli apostoli, è sempre presente. Sonno che è intontimento, stordimento, ottundimento, l'esperienza di vivere una vita talmente presa dalle cose da fare e stanca, da diventare incapace di scorgere il senso profondo delle cose. Restiamo svegli, allora, meditando la Parola, partecipando ad una vita comunitaria che ci scuota, ci incoraggi, ci sostenga. Che il nostro cuore ancora e sempre aspetti, speri, vegli.