Omelia (06-09-2008)
Paolo Curtaz


Siamo onesti: Gesù ci spiazza; raramente troveremo un uomo così libero, così autentico come è stato il Maestro di Nazareth. Gesù rappresenta il paradosso di un Dio che trascura le regole che gli uomini si sono dati pensando di fargli piacere! Sono convinto che ogni relazione umana autentica finisca col darsi dei tempi, dei ritmi, delle regole; così non mi turba sapere che le religioni, intuizioni di Dio, si siano organizzate dandosi delle regole e delle norme di vita. Eppure ciò che stupisce del Maestro Gesù è la sua assoluta libertà che non è anarchia, né manifestazione di supponenza verso le regole ma paziente riconduzione all'essenziale; Gesù richiama la ragione profonda della regola, la interpreta, ne dona la spiegazione più autentica e - perciò - la può superare. Gesù sa che ogni uomo ha bisogno di una regola di vita, ma richiama all'essenzialità della regola che può - alla lunga - diventare una insopportabile gabbia. Non è forse la pericolosa deriva di una religiosità che si impantana in una vuota ritualità? Non è forse a questa continua conversione che siamo chiamati? Sì, certo, sì, ovvio. Siamo liberi, allora, non liberi dalle regole, ma liberi di amare in una regola di vita, siamo liberi perché il Maestro ci insegna ad andare al cuore di ogni gesto, all'ultima causa di ogni percorso. Purché tutto, autenticamente, ci porti ad amare. Come diceva Agostino: «Ama e fa ciò che vuoi».