Omelia (10-09-2008) |
Paolo Curtaz |
Luca, nel suo vangelo, pone le beatitudini appena dopo la scelta dei Dodici: è questa la carta costituzionale del Regno, da qui dovranno partire gli apostoli per vivere l'immensità e la tenerezza di Dio, a questa pagina loro e noi dovranno per sempre confrontarsi per essere testimoni. E Gesù non parla di organizzazione, di potere, di compromessi, di forza, di ostentazione. Parla di povertà, di desiderio, di sofferenza vissuta con evangelica serenità, i valori portanti che rendono trasparente l'annuncio. Luca, diversamente da Matteo, aggiunge alle beatitudini quattro "guai" che completano le precedenti affermazioni, mettendoci al riparo da inutili rischi. Stiamo attenti a non crogiuolarci nella sazietà, a non porre la nostra consolazione nella ricchezza, a non vivere con superficialità, a non cercare l'applauso delle folle. È una pagina ostica, urticante, dura, che mette in radicale crisi in modello di successo che ci viene proposto dal nostro inquieto mondo. Modello mondano che rischia di avvelenare i discepoli, che spesso di ripropongono nella Chiesa le stesse dinamiche distruttive di fuori. Converti i nostri cuori alla semplicità del Regno, Signore, aiutaci a leggere la nostra vita e ad orientare le nostre scelte a partire da questa pagina, a verificare, rigo per rigo, che ogni piano pastorale e ogni scelta ecclesiale da questa pagina parta e a questa pagina porti. |