Omelia (18-09-2008) |
Paolo Curtaz |
Vorrei imparare da Gesù a trattare la gente. A trattarla con rispetto, ascoltando, leggendo nel cuore, cogliendo il vero afflato, valorizzando, superando i pregiudizi. Nella conosciuta scena della prostituta e di Simone il fariseo Gesù riesce in un solo colpo a perdonare lei e a convertire lui. La reazione tutto sommato educata di Simone non dice pienamente lo scandalo suscitato da questa scena: la prostituta che piange ai piedi di Gesù scioglie i propri capelli e asciuga i piedi del Maestro, è un segno ambiguo il suo, seduttorio, una specie di allusione sessuale, una disponibilità. Ma Gesù capisce, questa donna usa l'unico linguaggio che conosce - ambiguo - per manifestare il suo affetto, il suo bene, il dono di sé, la disponibilità al cambiamento... E Gesù capisce: il perdono è donato, la vita salva. Ora Gesù si occupa di Simone il fariseo che probabilmente aveva organizzato quel pranzo per manifestare stima verso questo Rabbì guardato con sospetto dai farisei. Gesù gli pone un caso, un esempio e gli chiede una soluzione. Se Gesù avesse smascherato pubblicamente il pensiero malvagio di Simone l'avrebbe umiliato, l'avrebbe perso, invece no, lo porta a ragionare, a scegliere, a capire. Simone stesso giunge alla conclusione di Gesù: uno sbaglia anche per debolezza. L'importante è amare. Ora ha capito, senza essere offeso, può condividere o meno la scelta di Gesù. |