Omelia (22-09-2008) |
Paolo Curtaz |
Oggi essere luce è difficile e, spesso, la lampada della fede è coperta dal vaso della nostra tiepidezza. Finché restiamo in ambito cristiano, finché sto in oratorio o con amici dopo la Messa è relativamente semplice essere discepoli, professare le proprie convinzioni, condividere le proprie scelte... ma appena usciti dal recinto sicuro delle nostre comunità, ecco che le cose si complicano. È difficile essere cristiani in ufficio, quasi impossibile in Università o nello sport. Appena si inizia una qualsiasi discussione o si affronta un tema si viene aggrediti da un anticlericalismo rabbioso, e tutti sono prontissimi ad elencare gli sconfinati crimini di cui i cristiani si sono tacciati e che ancora compiono. No, non è facile essere cristiani, ci si rende ridicoli, si perde anche la faccia. Finché la fede resta relegata negli atteggiamenti e nelle buone intenzioni di qualche vecchia devozione passi, ma se la fede vuole illuminare la vita e la storia iniziano i malumori. Guardate il nostro vecchio Papa: se difende la vita è di destra, se difende la pace è di sinistra e invece lui sta semplicemente con il vangelo. Ma il Vangelo non è né di destra, né di sinistra. E neanche di centro. È di dentro. Animo, amici: oggi siamo chiamati ad essere luce, a testimoniare il Signore, senza fanatismi ma con fermezza e trasparenza evangelica, a metterlo sul lucenrniere, il Cristo che ci ha cambiato la vita. |