Omelia (04-10-2008)
Paolo Curtaz


Che bello, oggi, poter celebrare la festa di san Francesco, patrono d'Italia, onorato dai fratelli ortodossi col titolo di "somigliantissimo a Cristo". Pregare con lui, sentirlo vicino, ci fa sospirare e desiderare la santità...

Frate Franesco piccolino è stato scelto come patrono della nostra povera Italia. Figlio del suo tempo e della sua terra, Francesco ancora oggi risplende per la sua santità debordante e il suo entusiasmo e amore per Cristo che ci lascia silenziosi e - diciamolo - un po' invidiosi. Dalla sua intuizione lo Spirito ha suscitato nella storia della Chiesa schiere di santi e ancora oggi il suo carisma e la sua radicalità convertono il cuore dei cristiani rendendoli capaci di prodigi. Potremmo parlare per ore di lui, sottolineare la sua intuizione di radicalità nella semplicità e nella povertà, il suo amore per la natura segno della presenza di Dio, la sua intuizione pacifista e di dialogo in un'epoca di guerre sante ma, credo, occorre sempre ricordarci che all'origine di tutto questo movimento esiste sempre e solo l'incontro tenero, appassionato, continuo di Francesco con il suo Dio, quella ricerca infantile e sanguigna che lo portava a pregare e piangere lontano dall'inevitabile fastidiosa fama che lo stava investendo. Lo Spirito lo ha suscitato in un'epoca difficile per la Chiesa e il suo carisma, insieme a quello di domenica, ha come "costretto" la gerarchia ad una maggiore evalngelicità. Ecco, in punta di piedi, col cuore pieno di perfetta letizia, oggi, seguiamo frate Francesco, lo prendiamo come modello, a lui affidiamo la nostra fragile nazione, che impari a riscoprire nel volto dei santi il vero volto dell'uomo. E della propria gente.