Omelia (09-10-2008)
Paolo Curtaz


Ieri gli apostoli hanno chiesto al Signore di insegnare loro a pregare, e così è avvenuto. Oggi Luca dice: Dio ti ascolta, sempre, fidati. È un padre colui che ti ascolta, non un despota e ad un Padre ti devi rivolgere, con tutta sincerità e serenità. E qui iniziano i problemi: non sempre veniamo ascoltati, a volte sembra proprio che Dio sia sordo, che non intervenga. Com'è, allora? Se Dio è un Padre che non si sogna di dare un serpente al figlio che gli chiede un uovo, perché non sono esaudito? Le ragioni sono diverse: forse non sto chiedendo ad un Padre, ma a un assicuratore, una specie di potente che tento di convincere, bontà mia, a fare la mia volontà. Anzi, forse mi indispettisco e accuso Dio di essere distratto, di non accogliere la mia preghiera e questo è un atteggiamento radicalmente sbagliato: non vengo ascoltato perché non al Dio di Gesù Cristo rivolgo la mia preghiera, ma a uno sgorbio che la mia fantasia ha creato. Altre volte non sono ascoltato perché la mia preghiera non è sufficientemente insistente o perché ciò che chiedo non è necessariamente il mio bene; forse lo percepisco come tale, in maniera immediata, ma Dio sa di cosa veramente ho bisogno. Infine alle volte Dio tarda a rispondere perché il mio desiderio di accogliere ciò che ho chiesto maturi nel mio cuore. Insistiamo, allora, nella preghiera al Padre, perché un giorno possiamo dire: non ho ottenuto nulla di ciò che ho chiesto, ma tutto ciò che desideravo.