Omelia (10-10-2008)
Paolo Curtaz


Chi si avvicina seriamente al Dio di Gesù provoca lo scatenamento interiore di una lotta spirituale fra luce e tenebre, fra bene e male. E oggi il Vangelo parla dell'avversario (È il nome che usa Gesù per definire satana, e lo trovo splendido: un avversario si può battere!) e della lotta che possiamo trovarci a combattere. Succede ad ogni discepolo di attraversare periodi bui: Dio non si sente, tutto va storto, sembra proprio che il destino si accanisca contro di te. È il momento della prova: il tuo cuore ha conosciuto Dio, non stai percorrendo strade che ti portano lontano da lui o da te stesso, eppure sprofondi nella tristezza e nell'ansia, in un'insoddisfazione perenne... L'avversario agisce e agisce proprio quando le cose sembrano andare bene; perciò Gesù ammonisce i suoi a non cercare situazioni improbabili di perfezione cristiana. La stragrande maggioranza delle persone che confesso, si accusa del fatto di commettere sempre - più o meno - gli stessi peccati. Il loro sogno segreto sarebbe quello di arrivare davanti al confessore, sorridere e dire: «Tutto bene, nessun peccato!». Ma è ciò che Dio desidera? O non siamo piuttosto noi a desiderarlo? Dio ha bisogno di figli, non di giusti! E, a volte, è bene restare consapevoli della propria fragilità per non correre il rischio di essere travolti come l'uomo della parabola.