Omelia (11-10-2008)
Paolo Curtaz


È un cuore di mamma, quello che alza il suo grido per invidiare la madre di Gesù! Quante volte le madri non sanno trattenere il loro orgoglio per la creatura che hanno portato nel grembo! Me lo immagino Gesù che si interrompe, spaesato, sorride guardando la madre troppo impulsiva e dice una parola che descrive bene sua madre Maria di Nazareth, colei che ha accolto la Parola rendendola carne. Maria è proposta come modello dei discepoli: lei, prima tra i discepoli. Dobbiamo davvero liberare la nostra mente da duemila anni di devozioni per ritrovare la quindicenne che accoglie con maturità inaudita l'annuncio dell'angelo, per riscoprire la natura profonda dell'acerba adolescente di Nazareth. Noi ti ammiriamo piccola Maria, e come tua cugina Elisabetta siamo esterrefatti dalla tua adolescenziale impudenza, dalla tua folle generosità che solletica e seduce Dio che ti chiede di essere la porta d'ingresso dell'Eterno nell'umanità. Maria accoglie la Parola che, in lei, diventa carne, volto, voce, vede la Parola crescere e sgambettare per casa, insegna a Dio a parlare, a pregare, ad allacciarsi i sandali. Che inaudito mistero è Nazarteh e la sua semplicità, per noi che mal sopportiamo la quotidianità sempre uguale e ripetitiva, banalità che Dio abita e riempie di straordinarietà... Che Maria ci assista nel nostro voler essere discepoli, sia lei, davvero, a guidarci, a prendere sul serio Dio, perché anche in noi egli faccia grandi cose come ha fatto in lei...