Omelia (12-10-2003)
mons. Antonio Riboldi
L’AMORE NON VUOLE ESSERE SECONDO

Così oggi parla la Sapienza: "Pregai e mi fu elargita la prudenza: implorai e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure ad una gemma inestimabile, perché tutto l'oro al suo confronto è un poco di sabbia e come fango sarà valutato di fronte ad essa l'argento. L'amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce perché non tramonta lo splendore che ne promana. Insieme con essa sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile" (Sap.7,7-11).
Il racconto del Vangelo di oggi è uno di quelli che ti mettono i brividi all'anima e misurano cosa voglia dire la parola amare, essere scelti o scegliere uno da amare senza limiti; da mettere insomma al primo posto senza conoscere confronti.
E' il Vangelo del giovane ricco, che incontra Gesù e viene da Gesù amato e scelto. L'amore messo alla prova...come capita a tutti di fronte a Dio e di fronte al prossimo.
Difficile conoscere il cuore degli uomini del nostro tempo e credo sia difficile conoscere bene anche il nostro cuore. Quando dico "cuore" intendo sempre riferirmi alla sede delle nostre scelte, delle nostre preferenze, su cui poi indirizziamo non solo gli affetti, ma l'intera vita e quindi la scommessa della nostra felicità.
E' infatti diventato il cuore dell'uomo un tale groviglio di interessi che si affacciano con la pretesa di detenere il primo posto, subito mettendo in un angolo altri, come Dio, che nella pratica sono ciò che più conta.
Al mattino magari preghiamo così: "Ti adoro, mio Dio, ti amo con tutto il cuore e sopra tutte le creature...": poi ci accorgiamo di rincorrere altri "valori" che sono gli interessi materiali, cercati a volte disordinatamente, a volte sconfinando in scelte errate, che sono offesa all'amore, e alla fine con tanta amarezza in cuore viene da chiederci: "Ma io chi o cosa veramente amo?" O forse è meglio dire: "Qual è l'amore a cui dono il cuore? E' ancora Dio che solo può dare senso e felicità alla mia vita e da cui prendono bellezza, senso tute le altre creature?".
Ci deve essere in ciascuno di noi uno che sia veramente l'AMORE e da cui si è più amati: uno che si è scelto come il più grande amore a cui dedicare la massima attenzione, fino a dare la vita, se necessario, un amore insomma che è come il nostro stesso respiro. Può venire a mancare tutto, e a volte può essere sopportabile. Ma guai se venisse a mancare questo amore! Come quando due si amano totalmente e reciprocamente. Se uno dei due sta male si è disposti a vendere tutto purché sia salva la vita di chi ama che così diventa non solo il centro della vita, ma la stessa ragione di vita.
Tutti sappiamo che Dio è Amore: e il suo amore per noi è totale, infinito, fedele al punto che non esita a sacrificare tutto, anche suo Figlio Gesù, che è l'incredibile bene del Padre, per mostrarci quanto noi contiamo ai suoi occhi e quanto sia infinito il suo amore. Ciascuno di noi ai suoi occhi è un bene immenso, incalcolabile e nessuna altra creatura terrena vale un briciolo di quanto valiamo noi.
Un giorno mi recai a casa di una signora ricca. Si vedeva che aveva tante ricchezze. Sul tavolo notai un oggetto che somigliava ad un vetro rotto: stonava in mezzo a quella ricchezza. Lo presi tra le dita e giocherellai mentre parlavo. Vedevo l'ansia della signora, che non staccava mai l'occhio dalle mie dita preoccupata per quello che continuavo a credere "un vetro rotto".
Fino a che, non resistendo più, mi disse: "Padre me lo dia! Lei sta giocando con un diamante di valore altissimo" E io lo credevo un vetro rotto!
Agli occhi di chi ci ama in modo speciale agli occhi di Dio, noi siamo più di quel diamante. Siamo suoi figli: siamo la sua felicità. Ma ne siamo coscienti? E' la domanda apparentemente innocua, che rivolge un tale correndo incontro a Gesù, gettandosi in ginocchio la domanda delle domande! Quella che sta a cuore a chi ama veramente la vita, vista con gli occhi di Dio Padre, una vita che vada oltre questa breve esperienza terrena: "Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna?" Domanda che dovrebbe stare sulla bocca di tutti, perché a quella vita tutti, senza distinzione siamo destinati ad arrivare..magari non si sa come. Inizialmente Gesù dà una risposta tolta dal Vecchio Testamento: "Osserva i comandamenti..." ossia comportati bene, diremmo noi, "seguendo la legge del Signore...non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, onora il padre e la madre". Un poco come affermiamo tanti di noi quando vogliamo giustificare il nostro rapporto con Dio. "Non rubo, vado a Messa, rispetto la famiglia". Un amore sì, ma che non è ancora una scelta totale di Dio, sa tanto di legalismo. Di fatto possiamo non ammazzare (ma si possono uccidere le persone in tanti modi), non bestemmiare, ma neppure pregare, amare la famiglia ma non curare la sua educazione religiosa... nello stesso tempo il cuore è lontano da Dio-tutto.
Che è quanto dire: Dio sì lo amo, ma non come il tutto della vita.
Lo rispetto. Lo si onora, ma altra cosa è metterLo sopra tutto, con tutto il cuore con tutta l'anima; come il solo Bene, grande Bene che solo può riempire il cuore ed il cuore farsi dimora del Cielo.
Gesù con quel tale che gli aveva chiesto cosa fare per la vita eterna, "fissatolo, lo amò" dice il Vangelo e gli disse: "Una cosa ti manca: và vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo: poi vieni e seguimi".
Ma egli rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, perché aveva molti beni. Deve essere stata grande l'amarezza di Gesù, che si vede come declassato dalle cose della terra. Forse che i beni possono anche solo minimamente meritare il nome di "bene" quando si rifiuta il vero creatore dei beni, il Bene in assoluto che è Dio? E' un grande affronto all'amore, che offenderebbe credo ciascuno di noi (Mc.10,17-30).
Anche un ricco – cui Gesù riserba dei terribili "guai", che fanno riflettere tutti i cosiddetti "ricchi", ossia quelli che amano le cose più di Dio, potrebbe osservare i comandamenti, e da questa sicurezza magari dire a Dio "Io ti amo.." Ma da questa affermazione a prendere le distanze dai beni terreni, per mettere al primo posto Dio, può correre una bella distanza. Come dire "ti amo" ma in questo amore non vanno messe all'ordine del giorno le mie sicurezze, che debbono restare fuori dal nostro rapporto. Posso perdere Te, non i miei beni.
Se osserviamo bene, tra di noi, i santi feriali, il linguaggio di Dio, che si offre come amore totale, lo capiscono bene, al punto che tutto per loro è un accessorio che serve per la vita o per l'amore. Mamma, che amava Dio davvero sopra tutto, anche più di noi, era abituata a vivere con la sola ricchezza dell'amore di Dio. Non aveva mai nulla e non ci lasciò nulla. Un giorno che le dissi di conservare qualcosa, mi mostrò le tasche vuote e mi disse: "A me basta Dio".
Oggi davvero Dio ci invita a riflettere sul posto che Gli abbiamo riservato nella vita. Il nostro posto in Lui è totale, primo. Ma il Suo in noi: qual è?. Cerchiamo di divenire sinceri, dicendogli con gioia: "Ti adoro mio Dio, ti ringrazio di avermi creato..e grazie che sei il mio tutto!"

Mons. Antonio Riboldi - Vescovo -

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