Omelia (21-10-2008) |
Paolo Curtaz |
Il sonno è il vero pericolo, l'ostacolo alla pienezza, la trappola quotidiana. Non il sonno che stai provando in questo uggioso martedì di ottobre, amico lettore, pensando magari a quanto lontano siano le vacanze. Il pericolo è il sonno della coscienza e dell'anima, quel sonno che ti fa credere che, in fondo, è tutto a posto, e che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Il sonno che ti abitua e ti fa pensare che le guerre ci saranno sempre, le carogne in ufficio anche, che il sistema è inarrestabile, che occorre arrendersi all'evidenza... E tutti i sogni che avevi nella testa di adolescente arrabbiato, sogni ingenui, certo, ma pur sempre sogni, quelli che avevi quando ti sei sposato o facevi servizio all'oratorio, li guardi con un sorriso di compatimento. Il sonno ci uccide, amici, quello che ci fa abituare alla fede, convinti che ormai il Signore è terribilmente in ritardo e che - se tornerà - non sarà certo nei prossimi decenni. Guai alla vita assonnata, guai alla vita che si ripete e ci costringe, ci spegne lentamente nella banalità e nella tristezza. Per restare svegli abbiamo bisogno della preghiera e della comunità. Ecco perché leggiamo a lungo la Parola, per tenerci svegli dentro, per crescere insieme. Aiutiamoci, amici, che Dio ci sia sempre pungolo e stimolo, desiderio e inquietudine, finché non verrà, forse nel cuore della notte, e ceneremo con lui. Ecco un buon proposito per oggi: restiamo svegli. |