Omelia (29-10-2008)
Paolo Curtaz


Ho in mente una scena, vista mille volte: davanti ad una ressa, o una fila per entrare in un concerto o sulla metro affollata o in coda al casello dell'autostrada, c'è sempre qualcuno che fa il furbo; ignorando le regole della buona educazione, sempre pieno di mille buone ragioni che giustificano al sua azione, passa davanti, tranquillamente, chi è in coda prima di lui. Anche nella fede facciamo così: se intuiamo che davvero Dio può donare qualcosa, se vediamo che la nostra autosufficienza ha creato solo guai, cerchiamo di presentarci davanti al Signore col vestito pulito e con le mani piene di (improvvisate) buone intenzioni. Quando la finiremo di trattare Dio come un idiota e noi stessi come bambini viziati e mai cresciuti! Gesù sa che il confine della verità è nel profondo del nostro cuore, nella nostra coscienza e che finché non accoglieremo con verità e arrendevolezza il Signore, finché non sperimenteremo la nudità del nostro essere, Dio non riuscirà a salvarci. Perché per riempire il nostro cuore lo dobbiamo prima liberare, prima convertire, lo dobbiamo svuotare, anche dolorosamente, di tutte le nostre false certezze. E Gesù ammonisce me e voi ascoltatori: i frequentatori di sacrestie, gli "esperti" del sacro corrono maggiori rischi perché sicuri, perché convinti di essere nel giusto, perché rischiano di essere morsi dalla tarantola dell'abitudine.