Omelia (30-10-2008)
Paolo Curtaz


Gesù non ha paura di quel furbastro di Erode perché non ragiona allo stesso modo, vive in un'altra dimensione, abita in un altro luogo interiore. Erode è un politico: calcola; esercita il potere, si prende per Dio. Gesù no, lui è Dio e il suo unico potere è l'amore. Il Maestro vuole compiere un gesto, l'ultimo, il più drammatico e scandaloso, il dono di sé definitivo e sconcertante. Lo farà per amore, lo farà perché Gerusalemme, e noi, siamo duri di cuore, incontentabili, duri di cervice e non sappiamo riconoscere la visita di Dio e se la riconosciamo, obiettiamo che questo Dio non ci aggrada. Quando capiremo chi è davvero Dio? Quando la smetteremo di immaginarlo nelle nuvole, severo e corrucciato, divinità da rispettare così troppo simile alle odiose divinità pagane fantasma dell'inconscio umano? Dio è una chioccia che voleva raccoglierci sotto le sue ali, Dio di tenerezza e di misericodia, senza malizia, e che ora è disposto a morire per manifestare la sua vera natura. Dio è evidente, ora, osteso, manifesto, appeso nudo su una croce. Questa è la misura dell'amore di Dio per me, per voi. Farne memoria, amici, significa riempire di commozione questa giornata. E saperci così amati, sul serio, non come una vaga consolazione auto-referente, ci cambia dentro, ci sconvolge, ci mette le ali. Sentirci amati ci fa amare e diventare persone nuove.