Omelia (04-11-2008)
Paolo Curtaz


Il problema non è Dio, amici, siamo noi. Quanti di noi pensano istintivamente a Dio come a qualcuno che, pur avendo in mano la mia felicità, fa il prezioso e si fa pregare per poterlo conoscere? Sbagliato, amici, sbagliatissimo. Non è Dio l'assente, ma l'uomo. Il problema non è che Dio si trastulla tra le nuvole, dimenticandosi degli uomini, ma che l'uomo è travolto dalle cose che ritiene fondamentali e che tali non sono. Il problema è che l'uomo, all'invito di Dio a partecipare al suo sogno, garbatamente gli chiede di ripassare in un altro momento! Quante volte mi sento dire: «Gran cosa l'interiorità, don Paolo, utile, fondamentale, me ne occuperò in vecchiaia»! Quando capiremo che la felicità è ora, è qui e che non c'è affare o preoccupazione o affetto che mi possa allontanare dal bisogno sostanziale di essere felice nella mia vita e che questo bisogno solo Dio lo può colmare e che incontrare Dio non è una noiosa e doverosa faccenda ma una splendida e riuscita cena tra amici! Quali scuse accampiamo per rifiutarci di conoscere il senso della vita? La misura dell'amore? La pienezza dell'essere? Animo, cercatori di Dio, non anteponiamo nulla a Cristo. Siamo proprio noi, mendicanti, ad essere stati invitati alle nozze all'improvviso, siamo noi, senza meriti, ad avere sostituito coloro che hanno rifiutato di partecipare. Lodiamo il Signore!