Omelia (11-11-2008) |
Paolo Curtaz |
Siamo servi inutili, abbiamo fatto ciò che dovevamo fare. Siamo servi inutili, eppure indispensabili, se restiamo servi. Chi ha conosciuto il Maestro è chiamato a diventare suo testimone, senza fanatismi, senza ansie: il mondo è già salvo, solo che non sa di esserlo e noi possiamo, nel quotidiano, vivere da persone salvate e le nostre comunità diventare in qualche modo succursali del Regno di Dio. Il Signore affida alle nostre fragili mani il compito di renderlo presente vivendo un'umanità in pienezza, affidata alla luminosa presenza del Signore. Siamo servi inutili, ma resi capaci di professare il Regno. Indegnamente, sempre. Cosa "fare", allora? Anzitutto dobbiamo "essere": essere discepoli, essere pieni di fiducia, diventare una specie di spazio pubblicitario di Dio per il mondo. Essere, non apparire, non organizzare, non costruire sante barricate. Esserci: con un sorriso, con la pazienza, con il perdono. Esserci, tutto lì. Il Signore ci ricorda una cosa semplice: è lui che guida la barca, è lui che salva il mondo. E noi a corrergli dietro. Lui ama, lui salva, lui guarda, lui interviene. E noi a corrergli dietro. Animo e senso dell'ironia fratelli impegnati nell'apostolato, anche se ci fissiamo troppo sui risultati, ed è in parte inevitabile, non prendiamoci troppo sul serio e lasciamo che sia Lui, il Signore a guidare le nostre comunità con passione e pazienza. |