Omelia (21-11-2008)
Paolo Curtaz


Gesù se la prende con chi "mercanteggia" con le cose di Dio. "Mercanteggiare" significa trattare Dio alla stregua di un assicuratore, come sei si trattasse di corrompere un potente, scendere a patti, chiedere offrendo. Mi è successo di raccogliere delle lamentele da parte di alcuni cristiani devoti che mi hanno detto: «Ma come, io vengo a Messa, prego, mi comporto bene e poi è successa questa disgrazia?». Dovreste vedere quanta devozione nasce negli studenti prima degli scrutini! Mercanteggiare con Dio: io so qual è la mia felicità lui, per cortesia, si adegui. Questo rapporto, però, manca dell'autenticità che ci è essenziale per incontrare Dio. Le nostre riserve mentali, i nostri piccoli mondi non si aprono al respiro poderoso dello Spirito! Teniamoci, allora, il Dio lontano da corrompere. Gesù, con rabbia, si scaglia contro questa visione. Ma come, lui viene a rivelarci un Dio compassionevole, pieno di tenerezza e noi ancora a raffigurarcelo inaccessibile e scontroso? Attenti amici, chiediamoci se a volte non commettiamo lo stesso errore dei mercanti del tempio, se non abbiamo lo stesso atteggiamento di chi mercanteggia la salvezza con Dio. Non si acquista la sua benevolenza: ci è donata gratis. Non chiede prezzo colui che ci ama senza misura. Attenti a non avvicinarci a lui con il cuore stretto e piccolo: è un Padre colui a cui ci rivolgiamo, e Gesù è disposto a morire per affermare questa verità...