Omelia (22-11-2008)
Paolo Curtaz


Succede anche a me di incontrare alcune persone che passano il tempo a spaccare il capello in quattro, anche nella fede. Forse fa parte dell'atteggiamento (povero) fondamentale dell'uomo quello di complicarsi la vita, quando non è sufficientemente complicata. Lo strano caso della vedova ammazza-mariti, distante da noi anni luce, fatto dai sadducei che non credevano nella resurrezione, è, in realtà, un inquietante tranello per vedere in cosa crede Gesù, una di quelle cose assurde che, come prete, ti vedi proporre e che ti chiedi, sinceramente, se davvero uno si ponga domande del genere. La questione è la seguente: il valore della famiglia, al tempo del primo Israele, era così forte che pur di mantenere il ricordo di una persona, i fratelli del defunto si impegnavano a dare un figlio alla vedova nel caso questi fosse morto senza discendenza. Gesù, al solito, non entra nel merito del barocchismo teologico, ma va all'essenziale e afferma una straordinaria verità: il nostro Dio è il Dio dei vivi, non dei morti. Gesù crede alla resurrezione, fermamente, e ci lascia intuire che la dimensione dell'al di là è una dimensione in cui i parametri che usiamo nei rapporti tra di noi non funzionano più. Lasciamo stare, allora, le casistiche e le discussione sterili della fede, se queste ci impediscono di andare all'essenziale che è la scoperta di un Dio che ama e dona la vita!