Omelia (27-11-2008)
Paolo Curtaz


In quest'ultima settimana del tempo ordinario la liturgia ci propone la lettura delle pagine più misteriose e oscure del vangelo di Luca, quelle in cui Gesù utilizza un linguaggio apocalittico. Davanti agli eventi catastrofici degli eserciti e delle stragi, Gesù fa lo sforzo di dare una chiave di lettura agli eventi, di ricondurli alla lotta fra luce e tenebre. La gente ascolta Gesù che predica nel grande e imponente tempio ricostruito da Erode il grande, una meraviglia che suscitava ammirazione. L'intera città era tornata allo splendore del tempo del Re Salomone e tutto sembrava andare per il meglio. Eppure Gesù, guardandosi intorno, vede che questa maestosità non fermerà la violenza del potente di turno. Forse in queste pagine Luca riecheggia l'impressione suscitata dall'evento della tragica distruzione del tempio intorno agli anni Settanta, evento che aveva scosso le fondamenta di Israele e della nascente comunità cristiana e che è contemporaneo alla stesura del suo vangelo. Eppure, alla fine dell'elenco delle tragedie e delle sofferenze in arrivo, Gesù conclude dicendo: «alzate lo sguardo, perché la vostra liberazione è vicina». Come ci comportiamo davanti alla quotidiana litania delle tragedie che ci arrivano in casa? Spegnendo la radio? Scuotendo la testa? No, fratelli del Nazareno, alziamo lo sguardo, cerchiamo senso, perché nascosta nelle pieghe della violenza umana la salvezza il Regno si realizza e si costruisce!