Omelia (01-12-2008)
Paolo Curtaz


Gesù è stupito della fede del Centurione, lo indica come modello per il nuovo Israele. Non serve più appartenere ad un popolo per incontrare Dio, non è più necessario nascere in un determinato contesto sociale per convertirsi. Dio, ecco l'immensa novità del Natale, si rende accessibile ad ogni uomo, si lascia incontrare da chi è disposto a forgiare le spade in vomeri e le lance in falci, da chi non usa la propria appartenenza etnica o geografica per giustificare la violenza. Così san Paolo porterà con coraggio questo messaggio alle nazioni, superando i ristretti confini della casa di Israele, pagando sulla propria pelle la fatica di operare questa scelta controcorrente. All'inizio del nostro percorso di avvento, la liturgia ci invita ad assumere un doppio atteggiamento: riconoscere l'opera di Dio in ogni uomo, in ogni esperienza autenticamente umana, ammirando l'universalità della proposta cristiana e raddoppiare lo sforzo per superare il conformismo e l'abitudine. Vaccinati al Natale, professionisti del sacro, abitudinari del cattolicesimo, corriamo il rischio di non stupirci più della venuta di Dio e, quel che è peggio, di non stupire più Dio, che si meraviglia davanti all'inattesa, fresca e trasparente fede del centurione pagano.