Omelia (02-12-2008)
Paolo Curtaz


Beati noi, chiamati a fare esperienza di Dio, chiamati, come il Centurione di ieri, a scoprire Dio che ci viene incontro senza condizioni! Beati noi, che sperimentiamo la freschezza del cristianesimo, la novità del Natale, l'eterna giovinezza di Dio! Ogni percorso di avvento ci riporta all'essenziale, a disincrostare la rassegnata abitudine con cui, troppo spesso, viviamo la nostra fede. Colui che viene a far pascolare l'agnello col lupo, il rivelatore del Padre, il Signore Gesù, venuto nella storia, chiede ora di essere accolto nella vita personale di ciascuno di noi. E, allora come oggi, sono i piccoli e i poveri ad accoglierlo, coloro che, come dice san Paolo, sono meschini agli occhi del mondo, sono disprezzati e reietti. Dio non giudica secondo le apparenze, secondo gli elevatissimi standard delle nostre economie: non ha bisogno di star dello spettacolo e della moda, né di geni della matematica per essere riconosciuto. Anche la persona più semplice, più fragile, più ferita può accogliere il vero volto di Dio. Almeno con Dio non dobbiamo essere i migliori, i primi, gli spendidi. Almeno davanti a lui possiamo presentarci nella nudità dell'essere, perché egli ha voluto assumere la pienezza dell'umanità. Beati noi.