Omelia (06-12-2008)
Paolo Curtaz


Isaia si rivolge ad un popolo stanco e minacciato, e promette la presenza definitiva del Signore. Non promette assenza di prove, pace con i vicini: ai discepoli il dolore non è evitato. Promette presenza, la sua presenza, la presenza del maestro che suggerisce la strada da percorrere, un maestro che non si nasconde più. E Gesù, il maestro, il Dio con noi, che ancora ci prepariamo ad accogliere nel prossimo Natale, prova compassione per la folla sperduta. Quanto è distante questo Dio dalla visione di un Dio burbero e severo che portiamo legata nel nostro inconscio e che si nutre delle nostre paure! Già Isaia l'aveva capito e Gesù è venuto a confermarlo autorevolmente: il nostro è un Dio che si commuove, che usa misericordia, che segue e accompagna amorevolmente il proprio popolo. Natale è la manifestazione della piccolezza di Dio, dell'infanzia di Dio, di un amore che giunge a rischiare, a consegnarsi, a donarsi senza misura, senza calcolo. Prepararsi al Natale significa chiedersi se lo vogliamo davvero un Dio così, un Dio remissivo e mite, un Dio che si commuove e chiede ai discepoli di intervenire, senza intervenire lui.