Omelia (08-12-2008) |
Paolo Curtaz |
Tra le figure di spicco del percorso di avvento, insieme al Battista e a Giuseppe, troviamo Maria di Nazareth, la protagonista dell'incarnazione, la piccola adolescente capace di contenere l'immesnità di Dio... In ciascuno di noi esiste un piccolo assassino e un violento che impariamo a tenere a bada con gli anni. Questa radice negativa è stata chiamata, appunto, "peccato originale" e la Bibbia dice che deriva dal desiderio dell'essere umano di mettersi al posto di Dio e di non assumersi il proprio ruolo, la propria dignità. Adamo vuole essere come Dio, poi accusa la moglie di averlo istigato, che a sua volta accusa il serpente. L'uomo non accetta il suo limite, non accetta di dover imparare, non accetta di non sapere ed avere tutto. Da lì, da questa ribellione, nasce la violenza che portiamo dentro. Cristo, divenendo uomo, ha eliminato il peccato originale. Ogni uomo, battezzato in lui, fa l'esperienza di essere radicalmente cambiato, nel profondo. Diventa capace di donarsi, di individuare il proprio ruolo all'interno della Creazione, sa da dove proviene, supera il peccato che viene cancellato. Maria, pur non essendo battezzata, viene salvata "preventivamente", questo dice la strana festa di oggi. Dal suo concepimento è preservata dal peccato originale, è già senza peccato originale, come poi diverremo noi. Come se Dio avesse una gran fretta di salvarci. Maria diviene la caparra dell'eredità. Guardando Maria scopriamo come possiamo vivere da salvati: donando la nostra vita, dicendo "sì" al progetto di Dio. |