Omelia (09-12-2008)
Paolo Curtaz


Consolate il mio popolo! Dio viene, ci viene incontro, corre verso di noi, desidera profondamente, tenacemente, la nostra salvezza. Isaia parla ora al popolo deportato in Babilonia, senza prospettive, senza speranza, senza coraggio. E sogna un ritorno a Gerusalemme ricostruita per i deportati. Chiede che vengano appianati i colli: anche noi possiamo fuggire da ogni schiavitù se abbassiamo le colline dell'orgoglio e riempiamo le valli della depressione e dello sconforto! Colui che viene, che chiede di nascere in noi, rivela di amarci più di ogni altra creatura, ci dice che è disposto a lasciare nell'ovile i bravi ragazzi che non sbagliano mai per venire a cercare la pecora ovunque si sia smarrita. Smettiamola di giocare a fare i bravi ragazzi, il Signore non ha bisogno di giusti, ma di figli che sappiano riconoscere il suo volto misericordioso! San Paolo, acceso e fervente fariseo, zelante credente, dovrà riconoscere di essersi perso per incontrare il volto del vero Dio che non è venuto per giudicare ma per salvare ogni uomo. Riconosciamo le nostre fatiche, le nostre fragilità, ammettiamo di avere bisogno di essere amati, di desiderare di essere presi in braccio da Dio. Ecco viene, il nostro Dio, raduna le pecore madri e stringe a sé gli agnellini...