Omelia (09-11-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il tempio e la Chiesa Dio è in ogni luogo e lo si può riconoscere in tutta la realtà che ci circonda. Come afferma la Prima Lettura di oggi, Egli è onnipresente e "neppure i cieli e i cieli al di sopra dei cieli possono contenerlo". Ciò vuol dire che a Lui si può rendere il dovuto culto presso qualsiasi luogo e in tutte le circostanze, essendo Egli fra l'altro partecipe di ogni vicissitudine della nostra vita. E la liturgia di oggi sottolinea in aggiunta che il vero luogo di culto è costituito da nostro Signore Gesù Cristo, presso il quale è possibile adorare l'unico Dio in spirito e verità: è lui infatti il tempio della nuova economia salvfica in quanto è attraverso la sua immolazione cruenta sulla croce che si riscontra il luogo in cui si realizzano definitivamente tutti sacrifici rituali di espiazione e di propiziazione che nell'Antico Testamento era necessario avvenissero in un edificio marmoreo ben costituito. Come afferma la Lettera agli Ebrei, Cristo è entrato una volta per tutte nel santuario del cielo con il proprio sangue allo scopo di ottenerci la redenzione e la salvezza (Eb 9, 8-14). Nello stesso istante in cui Gesù moriva sulla croce avvenne del resto che "il velo del tempio si squarciò nel mezzo" (Lc 23, 45); e ciò lascia intendere che, se nell'Antico Testamento si rivelava necessario che l'uomo incontrasse Dio in un tempio predisposto, adesso, con la morte di Cristo, tutta l'umanità può accedere all'Onnipotente senza bisogno di strutture costruite da mani di uomo. E' Cristo dunque il nuovo tempio. Egli è altresì la pietra fondamentale sulla quale poggia l'intera compagine dei fedeli, anch'essi pietre vive, che in armoniosa simbiosi fra di loro e con Lui vengono a formare l'intero edificio, cioè la Chiesa (1 Pt 2, 4-10). Ne deriva allora che la vita cristiana non attribuirà estrema importanza alla struttura architettonica e ai relativi calcestruzzi e intonaci che la compongono per poter vivere adeguatamente la propria esperienza di fede, ma si qualificherà come comunità viva innestata al suo Signore per vivere con Lui l'edificazione continua del vero tempio. In parole povere: non è un insieme di mattoni compaginati dalla calce ciò che fonda la vera entità della Chiesa, bensì la Comunità dei battezzati, quando si impegna a vivere la mutua comunione fra i membri e fra questi e il Signore Gesù Cristo. Le prime comunità cristiane non disponevano di luoghi specifici presso cui raccogliersi e usavano ritrovarsi nelle case di privati per poter ascoltare la Parola, pregare e spezzare il pane. Fu solo in tempi successivi che i credenti poterono disporre di luoghi di culto, fino a quando con l'editto di Costantino nel 313 riscontrando la libertà di espressione della loro fede, ebbero anche l'opportunità di disporre di chiese ottenute con la concessione del monarca: le Basiliche (greco Bsasilea=re). Ciò dimostra come presso le loro concezioni mentali non fosse quella dell'edificio materiale la primaria preoccupazione, bensì la vita fraterna in se stessa. Ma se abbiamo insistito sul carattere spirituale del tempio cristiano, non si vuole asserire con questo che da parte nostra non si attribuisca importanza alcuna nei confronti degli edifici sacri quali luogo di culto e di incontro della vita cristiana. Se è vero infatti da una parte che Cristo è il vero tempio, dall'altra è altrettanto fondata la necessità di luoghi privilegiati per il Signore e per la comunità ecclesiale. Il fatto stesso che il tempio di cui alla Prima Lettura viene ugualmente edificato nonostante la convinzione che Dio abita al di sopra dei cieli, lascia intendere che nell'uomo vi è innata la necessità di dedicare degli spazi materiali esclusivamente a Dio, i quali non mancano di tornare a suo vantaggio: nel costruire il tempio l'uomo infatti edifica un posto esclusivamente riservato al Signore, presso il quale tuttavia ha la certezza di incontrare il Medesimo nel raccoglimento e nella solitudine che i vari luoghi del mondo non garantiscono. In più esso è pur sempre un'occasione collettiva per abbandonare le varie attività quotidiane ed incontrare Dio nei fratelli durante la celebrazione del culto. Disporre di un luogo interamente dedicato a Dio e nel quale poter vivere la relazione intima con Lui attraverso il raccoglimento e la preghiera silenziosa è cosa molto conveniente, specialmente nella vita dei nostri giorni in cui la frenesia delle occupazioni ci immerge sotto continue distrazioni, e venendo a mancare siffatti luoghi di intimità spirituale ci si accorge maggiormente della loro necessità; ed è per questo che è necessario interrogarci su quanta e quale sia la debita riverenza e l'interesse che noi nutriamo nei confronti delle nostre chiese. La festa della Dedicazione della Basilica Lateranense è per noi occasione per riflettere sull'importanza del tempio nel contesto della vita ecclesiale. Ciò soprattutto perché l'esperienza insegna che non in tutti i luoghi il popolo di Dio può usufruire di un luogo esclusivamente dedicato al culto e destinato a raccogliere i fedeli per le funzioni domenicali: nelle mie frequenti predicazioni itineranti ho avuto modo di notare come i fedeli di alcune parrocchie e perfino di interi centri abitati, causa le ristrettezze economiche della parrocchia e della Diocesi, siano costretti ad improvvisare presso altre strutture il tempio nel quale si celebra la Messa domenicale o si provvede alle varie altre funzioni liturgiche; a volte si usufruisce di qualche locale concesso dal Comune o da altri Enti, il cui utilizzo è tuttavia abbastanza limitato e condizionato. In questi casi tutti si sperimenta lo stato di carenza e di disorientamento nel constatare l'assenza di un luogo costante di raccoglimento spirituale, nel quale potersi ritrovare individualmente nell'intimità con il Signore e collettivamente in occasione dell'ascolto della Parola e della ricezione del Sacramento. Da aggiungersi poi che taluni luoghi di missione vengono svolti dai sacerdoti presso villaggi nei quali non vi sono orari determinati per i servizi religiosi: il sacerdote, che ha già percorso altri luoghi di ministero, arriva sul posto (ammesso che abbia il tempo di arrivarvi) e improvvisa la celebrazione dell'Eucarestia nel primo luogo che più gli sembra adatto. Tutto questo ci farà considerare importante e privilegiata la funzionalità delle chiese di cui disponiamo e di conseguenza non può non incuterci la premura a valorizzarle secondo quello che ad esse conviene. LA PAROLA SI FA VITA Spunti per la riflessione -- Tutte le volte che partecipo all'Eucarestia sento di vivere la comunione con gli altri? -- Quali impressioni provo tutte le volte che mi capita di entrare in una chiesa, mentre non si Svolgono funzioni religiose? --Sono capace di intrattenermi a lungo di fronte al Santissimo? Come reagisco quando mi assalgono le normali distrazioni durante la mia preghiera silenziosa? --Sono convinto che la chiesa è "la casa del Signore"? Mi attengo alla dovuta disciplina nel vestire, nel comportamento, ecc? -- Pulire la chiesa, riassettare le tovaglie degli altari... Se questo tocca a me, lo faccio con disinvoltura ed entusiasmo? Se già "lo fanno altri", sarei disposto a dedicare un po' del mio tempo a tale servizio? |