Omelia (11-12-2008)
Paolo Curtaz


Gesù commenta l'apostolato di Giovanni Battista, destinato ad essere ucciso dai capricci di una concubina e dall'ignavia di un re-fantoccio e dice: il Regno soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La storia ce lo insegna: coloro che vivono con verità al ricerca di Dio, nella mitezza e nella pace, subiscono violenza e persecuzione. Anche noi, nel nostro mondo civilizzato, corriamo il rischio di essere soggetti a prese in giro e a giudizi impietosi per il fatto di essere persona in ricerca. Ma, aggiunge Gesù, occorre violenza per impadronirsi del Regno, occorre tenere duro, faticare con la parte oscura di sé, avere il coraggio della conversione. Credere comporta una fatica, una concentrazione, una scelta da operare continuamente. Isaia, parlando al popolo ormai prigioniero e deportato, ha una visione di un ritorno glorioso, di una recuperata autorevolezza e potenza del popolo, di una situazione idilliaca. E dice queste cose ad un popolo sconfitto, senza re e senza libertà. I profeti ci aiutano a vedere ciò che ancora non c'è, a dare un'interpretazione agli eventi e alla storia che sfugge alla ragione. Come diceva san Paolo: noi fissiamo lo sguardo sulle cose invisibili, perché restano. In questa giornata guardiamo oltre, guardiamo l'altrove per dare una lettura diversa agli eventi.