Omelia (19-12-2008)
Paolo Curtaz


O Radice di Iesse, che t'innalzi come segno per i popoli: vieni a liberarci, non tardare.

Accogliere il progetto di Dio, accogliere il volto inatteso di Dio, dicevamo. E così, avvicinandoci a gran passi verso il Natale, incontriamo altre persone che hanno collaborato alla salvezza: la madre di Sansone e la simpatica coppia Elisabetta e Zaccaria. La sterilità caratterizza le storie di queste persone, sterilità fisica vissuta, allora come oggi, come una menomazione, come una disgrazia. Ma anche sterilità interiore, ben più diffusa di quanto si immagini, sterilità e asciuttezza dello spirito, aridità interiore. Quante persone incontro, nella mia vita di prete, che non hanno nessuna fecondità spirituale, che si accontentano di sopravvivere! Dio interviene in entrambi i casi, usa la sterilità di queste donne come opportunità per svelare la sua potenza, la sua forza, per fecondare il grembo e la vita di queste persone. Sansone e Giovanni saranno i figli della fecondità, la loro presenza sarà un vera benedizione per il popolo. La Scrittura ci dice che i loro genitori erano "giusti", nel caso di Zaccaria che prestava un servizio al Tempio. Il loro dolore non li ha allontanati da Dio, anzi li ha avvicinati, li ha messi alla prova ma non hanno mollato. Prego, oggi, per quelli che tra noi vivono una sterilità del corpo e dello spirito: che non si scoraggino, ma che credano che la loro fedeltà porta fecondità al mondo.