Omelia (06-01-2009) |
Paolo Curtaz |
Gioite, cercatori di Dio! Dopo essersi rivelato ai giusti di Israele (Maria e Giuseppe) e ai poveri (i pastori), il Dio fatto uomo si fa trovare dai pagani che cercano, in realtà, la risposta alle teorie scientifiche. Che meraviglia! L'intento di Matteo è chiaro. Lui, ebreo, scrive il suo Vangelo per una comunità di ebrei-cristiani e desidera spalancare loro lo sguardo: il Messia è venuto ed è veramente l'atteso delle genti, non soltanto il pastore di Israele. Come ogni piccola comunità che deve sopravvivere in mezzo a culture aggressive, lungo la propria storia Israele si era rinchiusa come minoranza blindata allergica allo straniero, perdendo lo smalto primigenio e dimenticando di essere il popolo che doveva portare a tutti i popoli il volto del Dio misterioso che si era raccontato ad Abramo e ai padri. E, stupore!, Tra i primi ad accogliere il Messia sono sì gli israeliti, ma i dimenticati, i poveri: Maria, Giuseppe, i pastori. Dio non viene accolto dal potente partito dei sadducei, non dal Sommo Sacerdote o dai farisei, i devoti tra i devoti. E, stupore!, gli stranieri, i reietti, i "non-popolo", i "cani" riconoscono il volto di Dio. Dio vuole svelarsi a tutti, vuole raggiungere ogni uomo, ogni nazione. L'intento di Matteo, dicevamo, è lineare: Gesù è venuto per essere riconosciuto da ogni popolo, qui raffigurato dai misteriosi magi d'Oriente. Dio vuole svelarsi ad ogni uomo e la Chiesa, serva del Vangelo, desidera fortemente allargare il messaggio evangelico ad ogni uomo. San Paolo diventerà il campione (fortunatamente per noi!) di questa visione allargata di Chiesa... |