Omelia (08-01-2009)
Paolo Curtaz


La logica del Natale che abbiamo appena celebrato, logica dell'accoglienza del volto inatteso di Dio, ci spinge a cambiare completamente il nostro modo di vedere la vita. Fatichiamo a convertire la nostra vita alla luce del vangelo e corriamo il rischio di stravolgere anche la più evidente della verità di fede pur di non dover cambiare la nostra mentalità. Natale, dicevamo, è Dio che chiede accoglienza, che si fa bimbo, innocuo, inerme, fragile. E noi tutti, invece, continuiamo a cercare un Dio potente, muscoloso, efficiente, miracolistico... Così i dodici, nel vangelo di oggi, sperimentano un altro paradosso cristiano: davanti alla folla affamata Gesù chiede loro di mettere a disposizione il poco che hanno, invece di aspettarsi una soluzione ai problemi. Dio vuole salvare il mondo attraverso di noi, con le nostre fragili mani, riempiendo i nostri fragili cuori della sua consolazione, affinché possiamo consolare coloro che ci stanno vicini con la consolazione che ci proviene da Dio, come direbbe san Paolo. Invece di passare il tempo a lamentarci delle cose che non funzionano, delle ingiustizie che quotidianamente si consumano, delle solitudini che ci sfiorano, rimbocchiamoci le maniche, mettiamo a disposizione del Signore quel poco che siamo!