Omelia (10-01-2009) |
Paolo Curtaz |
Il Signore ci invita ad imitarlo nel suo annuncio, a fare come lui, che ha consacrato la sua vita ad annunciare la lieta notizia del vero volto di Dio. E lo fa nella sinagoga del suo paese, interpretando le Scritture. Anche noi siamo chiamati ad annunciare il vangelo là dove viviamo, nella "cattolicissima" Italia, sapendo bene che non c'è niente di più difficile che parlare di Cristo ai cristiani (sanno già tutto!) e a partire dall'interpretazione delle Scritture. La Parola di cui ci nutriamo giornalemente, meditata e sviscerata nei secoli dalla storia della Chiesa, ci aiuta a capire la profondità del mistero di Dio. Ahimè conosco persone, non voi, gli altri, che usano il vangelo per confermare le proprie idee, senza preoccuparsi di adeguare le proprie opinioni (anche sante e devote) alla logica del vangelo. E delle Scritture Gesù sceglie, per iniziare il proprio ministero, parole di consolazione e di salvezza, un invito a gioire per l'intervento di Dio. Insomma, Gesù non inizia lamentandosi della poca partecipazione della gente a Messa, né pone problemi sul ruolo dei padrini e delle madrine, né redarguisce nessuno per la sua discutibile vita affettiva... Se imparassimo da Cristo a dare buone notizie invece che bastonate sulle dita! |