Omelia (12-01-2009)
Paolo Curtaz


Chiuso il tempo di Natale riprendiamo il tempo ordinario, il tempo dell'abitudinarietà, della quotidianità, del solito "tran tran" in attesa, a breve, di entrare nel tempo di quaresima e poi in quello, lunghissimo, di Pasqua. Sembra quasi una parentesi, il tempo ordinario e invece, per un cristiano, non esistono tempi banali. Discuto spesso con i miei studenti delle superiori, bravi ragazzi, che, però, vivono la settimana come una condanna in carcere, e il sabato sera come la vita vera, lo sballo, la fiera dell'eccesso. Sorrido (e mi preoccupo) guardando alla loro giovanile intemperanza e auguro loro di scoprire la straordinarietà del quotidiano, come ci ha insegnato Cristo, Signore del tempo. Esiste forse un giorno "normale" se è abitato da Dio? No, tutto è luminoso, anche il lavoro, anche la ripresa della scuola, anche la fatica. Come sanno bene Pietro e Andrea, chiamati all'avventura straordinaria di essere discepoli di Dio proprio mentre stanno riassettando le reti. Riprendiamo il lavoro e la scuola, iniziamo la nostra settimana nella consapevolezza che Dio viene a chiamarci proprio là dove siamo, in coda sulla tangenziale o in metro, mentre facciamo delle fotocopie e spediamo una mail, mentre riassettiamo casa o prepariamo pranzo per i nostri famigliari. Ogni luogo e ogni tempo, da Cristo, sono sacri, perché abitati da Dio.