Omelia (13-01-2009) |
Paolo Curtaz |
Ogni volta che leggo questo vangelo mi vengono i brividi. Marco osa dire, iniziando il suo vangelo, che il primo miracolo di Gesù, la prima manifestazione pubblica del suo intento, è la guarigione di un indemoniato. In sinagoga, durante la preghiera. Coem se Marco (Pietro dietro di lui) dicesse: prima di guardarci intorno, prima di vedere i limiti degli altri, prima di distinguere i devoti dai pagani, guardiamoci dentro. L'indemoniato vive una fede fatta solo di nozioni, sa bene chi è Gesù, e vede la fede come un rischio, sa che Dio è un concorrente: se Gesù c'è, lui è rovinato. Eresia sempre presente nei cristiani, quella di dividere la vita e la fede, quella di ridurre la fede ad una serie di nozioni da mandare a memoria e di devozioni da attuare per tenere Dio buono al suo posto. La guarigione deve iniziare da noi stessi, dalle nostre comunità, togliendo ciò che di demoniaco c'è, lasciando che il vangelo scardini ogni presunta certezza. Gesù parla con autorevolezza, non con autorità o, peggio, con autoritarismo. Sia Lui il nostro unico riferimento, impariamo da lui a non nasconderci dietro i nostri ruoli. Come fece san Paolo, diventato tutto a tutti, greco con i greci ed ebreo con gli ebrei, pur di conquistare qualcuno a Cristo. |