Omelia (19-01-2009)
Paolo Curtaz


Lo sposo è con noi, all'inizio della nostra settimana. È con noi mentre andiamo al lavoro o quando concludiamo la giornata. L'ordinarietà della nostra vita è trasfigurata dalla presenza dello sposo, perciò siamo diversi. Diverso è il nostro atteggiamento interiore, diverso il nostro modo di intendere la devozione, diverso il modo di essere persone "religiose". Molti sono i devoti nel mondo, di diverse epoche e di diverse epoche. E i tratti della spiritualità, e i difetti, si assomigliano. Gesù chiede ai suoi amici, agli amici dello sposo, di vivere l'ascesi spirituale in maniera innovativa, diversa, radicalmente nuova. Digiuna, certo, ma per essere libero dagli appetiti. Prega, ovvio, ma senza metterti in mostra. Paga la decima, se credi, ma di nascosto, senza che la tua destra sappia ciò che fa la tua sinistra. La novità del vangelo è sconcertante, destabilizzante. Lo è al punto che corriamo il rischio di ritagliarci degli spazi più consoni alle nostre fantasie devozionali. Gesù è libero, non libero come un anarchico, ma libero per amare, libero per tornare all'origine, alla sorgente. San Paolo, feroce e scrupoloso osservatore della Legge, cambierà radicalmente le sue condizioni e si lascerà trasformare dalla tenerezza di Dio, mettendo lui, il Signore, al centro della propria vita, e non la Legge.