Omelia (25-01-2009) |
Paolo Curtaz |
Per una fortunata coincidenza, in questo anno paolino la festa della sua conversione capita di domenica. È l'occasione per tutta la Chiesa per riflettere ancora sulla grande opera di Dio in Paolo. San Paolo è l'unico santo di cui ricordiamo la conversione, forse perché la sua è una conversione esemplare, gravida di conseguenze, particolare. E forse perché la Chiesa vuole ricordarsi di essere sempre in conversione, in un atteggiamento che deve diventare una continua ricerca di verità interiore. San Paolo ci inquieta, e molto, perché, diversamente dagli altri apostoli, era già un credente, uno zelante, un infervorato. Ma tutta la sua cultura e il suo ardore giovanile non lo hanno protetto dal delirio di onnipotenza e così Paolo è diventato un violento, credendo di compiacere Dio. Ma Dio si identifica con i perseguitati, Dio si schiera sempre con i perdenti e questa dura lezione, questa presa di consapevolezza, segna, per Saulo, una conversione che sarà di tutta la vita. Paolo non si è convertito una volta per sempre, ha dovuto cavalcare la sua nuova identità, affrontare mille prove, prima da parte di coloro che, prima del suo cambiamento, erano i suoi ferventi amici di fede poi, in maniera ancora più dolorosa, da parte di quella porzione di Chiesa che ha sempre guardato con sospetto a questo intruso e alle sue iniziative. La Chiesa è in continua conversione. Noi siamo in continua conversione. Chiediamoci se siamo sempre disponibili al cambiamento, anche a quello più radicale... |