Omelia (19-10-2003) |
don Elio Dotto |
Nulla è impossibile per chi crede Quando ascoltiamo il Vangelo c'è sempre in noi una dolorosa sensazione di distanza. Magari siamo d'accordo con gli ideali di Gesù, ammiriamo i suoi insegnamenti, siamo insomma dalla sua parte quasi in tutto: eppure abbiamo anche dentro di noi la profonda persuasione che quanto egli propone sia alla fine impossibile. Questa sensazione pervadeva già i primi discepoli di Gesù, i quali erano stati affascinati dalla parola del Maestro di Nazareth, ma non al punto da accoglierla fino in fondo. Anche loro infatti ritenevano impossibili certe affermazioni del Signore: soprattutto quelle affermazioni sul servizio che sembravano sottovalutare ogni forma di potere. Ai discepoli – in ultimo – pareva impensabile che il Regno di Dio potesse affermarsi nel mondo senza imporsi con la forza: così almeno possiamo intuire leggendo il Vangelo di domenica (Mc 10,35-45). È appunto quello che pensiamo anche noi, nella vita di tutti i giorni. L'esperienza infatti ci ha convinti che certe leggi fondamentali della nostra esistenza siano inesorabili. Ad esempio: è inesorabile alzare la voce per farsi valere; così come è inesorabile rispondere alla violenza con la violenza: soprattutto in questo mondo ipersviluppato, dove la competizione e la carriera sembrano diventati valori assoluti. In tal modo però i nostri giorni appaiono come chiusi sotto un cielo impenetrabile, che toglie ogni speranza. E quelle parole di Gesù che parlano di servizio e di amore ci sembrano davvero distanti ed impossibili. Succede così che sempre più spesso non riusciamo a comunicare tra di noi; e – quel che è peggio – ci convinciamo che la comunicazione sia in alcune circostanze quasi impossibile. Pensiamo a quelle parentele divise da incomprensioni che sembrano insuperabili: ci sono fratelli e sorelle che per mesi e anni non si rivolgono la parola, convinti di non avere più niente da dirsi. Oppure pensiamo a quelle coppie che vanno in crisi dopo pochi anni di matrimonio: e credono che la loro storia sia ormai finita per sempre. Davvero in questi casi il cielo appare impenetrabile, e non si intravede neppure un barlume di speranza all'orizzonte... Ecco, proprio da un simile fatalismo vuole liberarci la parola del Signore nel Vangelo di domenica. «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così». Sì, noi sappiamo che è difficile svincolarsi da certe leggi fondamentali della nostra esistenza; noi sappiamo che certe circostanze della vita sono davvero complesse. Eppure fra noi non può essere solo così: sempre per noi c'è una speranza diversa; sempre si può vincere la violenza senza la violenza; sempre si può ricucire un rapporto e ritrovare i sentimenti smarriti. Sempre per noi c'è una speranza diversa: se non altro, perché – come leggiamo nella Lettera agli Ebrei (seconda lettura: Eb 4,14-16) – noi «abbiamo un grande sommo sacerdote, Gesù, Figlio di Dio, che ha attraversato i cieli». Infatti, anche per Gesù il cielo pareva cupo e impenetrabile, soprattutto in quel giorno in cui morì, e il suo Vangelo sembrava sconfitto per sempre. Eppure lui continuò a sperare nella provvidenza del Padre: e attraversò quel cielo impenetrabile, dimostrandoci che nulla è impossibile per chi crede. |