Omelia (01-11-2010)
padre Gian Franco Scarpitta
A tutti la stessa gloria

Il calendario liturgico ordinariamente ne contempla uno (anche più) al giorno; ve ne sono alcuni per i quali la liturgia prevede un culto speciale, altri che vengono solo appena menzionati nelle rubriche e nei Messali, come pure tanti altri che passano inosservati poiché citati solamente nelle voluminose enciclopedie o addirittura dopo lunghissime ricerche bibliografiche. Alcuni di essi sono arcinoti per i miracoli, per le virtù e per il fascino che ancora trasmettono e per il quale turbe di popolo affollano i Santuari ad essi dedicati; altri sembra invece (erroneamente!) che oggigiorno non abbiano più nulla da dire e altri ancora sono stati gettati nel dimenticatoio. Per alcuni di essi è consentito un culto solamente locale e circoscritto e per questo li si definisce "Beati", per altri la Chiesa ha concesso invece l'esercizio di una cultualità universale per la quale sono adesso Santi propriamente detti e li si può venerare in ogni angolo del mondo. Ce ne sono tanti altri per i quali non è stato avviato neppure il processo di canonizzazione eppure meriterebbero di essere preconizzati come tutti gli altri e al termine della sua descrizione del grandissimo Cardinale Borromeo, Manzoni commenta come tante volte personaggi meritori di ammirazione per la loro generosità e umanità non vengano neppure considerati dalla storia.
I Santi non godono insomma tutti dello stesso metro di attenzione da parte nostra, poiché sia da parte della soggettività devota sia da parte della liturgia ecclesiastica ci si atteggia in modo differente con ciascuno di essi; ma al cospetto del Signore tutte queste differenziazioni non sussistono, poiché egli concede loro la stessa ricompensa di gloria conseguente ai meriti terreni e tutti in ugual misura vivono la pienezza della vita eterna contemplando il volto di Dio. Se una certa differenziazione nei loro riguardi sussiste da parte nostra, a motivo del culto o della devozione popolare da parte nostra, da parte di Dio non esistono disparità, né si pongono categorie e gradazioni, poiché egli considera tutti coloro che hanno raggiunto la perfezione meritori della stessa corona di gloria.
Ed è per questo che la liturgia della Chiesa provvede, con questa solennità speciale odierna, ad esaltare tutti i Santi, indistintamente e senza separazione o differenziazione alcuna: in questa giornata a loro dedicata in modo del tutto peculiare si vuole attribuire ogni merito a tutti coloro che hanno meritato la visione definitiva di Dio, siano essi agiograficamente noti a tutti, siano essi trascurati o dimenticati: a tutti spetta il medesimo riconoscimento delle virtù eroiche e della grandezza di perfezione cristiana.
In tutti questi personaggi noi abbiamo un saggio della grandezza dei prodigi di Dio che opera sempre portenti lasciando un solco profondo nella vita di ogni uomo; sperimentiamo come il Suo amore sia esaustivo per la vita tutti gli uomini e come esso da una sola persona possa illuminare ed edificare tutta la società e la comunità cristiana; di tutti questi uomini e donne illustri nella perfezione evangelica non possiamo non ammirare il valore della vita esemplare di virtù che essi hanno saputo coltivare nel vortice della vita terrena; attraverso l'esemplarità della loro vita assumiamo consapevolezza che la loro natura non è stata differente dalla nostra e che anche noi è possibile raggiungere i medesimi obiettivi di con decorazione divina e intanto godere al presente dei favori immediati che le virtù ci garantiscono. Ma soprattutto lo stile di vita e la perfezione di tutti questi uomini e donne oggi considerati indistintamente ci conduce sempre più alla conoscenza di Cristo Figlio di Dio fato uomo che costituisce la Perfezione assoluta che è stata di fatto l'oggetto principale della loro emulazione, poiché essere santi equivale ad essere perfetti come Perfetto il Cristo è Dio Padre che è nei cieli.
L'eroismo dei santi non è finalizzato a se stesso e non si circoscrive in un solo ambito storico o in una sola dimensione, ma è di sprone a che tutti quanti noi ci adoperiamo con il medesimo spirito di virtù ai fini di edificare noi stessi per cambiare in meglio il mondo che ci circonda, nella sequela del Cristo Signore che è la sommità della perfezione. Non per niente il Concilio Vaticano II ci ragguaglia della nostra comune vocazione alla santità: la vocazione ad essere perfetti ad immagine del Santo che ci ha chiamati (1Pt 1, 14 - 15).
Quando, come oggi, i Santi vengono celebrati tutti in una sola liturgia ci si immerge nella varietà dei carismi e delle prerogative appartenute a questi uomini ammirabili, che si sono distinti tutti nelle virtù di fede, speranza e carità e ciascuno secondo un aspetto particolar di virtù o di impronta ministeriale e questo ci conduce alla consapevolezza che la santità è possibile anche per noi ed è per noi eredità comune dello stesso Signore. Anche se al giorno d'oggi il termine Santo si riferisce alla sola categoria delle persone elevate agli altari, in effetti esso è in origine applicato a tutti i cristiani (vedi le lettere Paoline e gli Atti degli Apostoli) poiché sarebbe prerogativa di tutti i battezzati l'aspirazione alla santità, cioè alla perfezione sull'esempio di Cristo.
Scrive Paolo ai Corinzi: "Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo. Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio." (1 Cor 11, 1-3)
L'apostolo riconosce che Cristo è già sufficiente come via per arrivare a Dio Padre e ottenere la salvezza; sa benissimo che Egli, Verbo Incarnato, è l'unico modello ed esempio di perfezione per tutti gli uomini e che basta comportarsi come Lui si è comportato (1 Gv) per fare la volontà di Dio su questa terra e raggiungere la salvezza.
E' anche vero che il cammino verso la santità non sempre è agevolato e anzi molto spesso irto di spine e di contrarietà dovute alle immancabili devianze e alle defezioni della natura umana, non esente da limiti e da imperfezioni; anche le insidie del peccato e le ricorrenti tentazioni nonché il maligno che sfrutta la nostra debolezza è un continuo ostacolo e una sfida al raggiungimento della nostra perfezione, tuttavia lo stesso sostegno di grazia che Cristo apporta nella nostra vita ci è di sprone alla fiducia e alla perseveranza. E ulteriore incentivo ci viene dato dalla vita stessa di tutti questi uomini illustri che oggi veneriamo nella globalità e indistintamente.