Omelia (19-10-2003)
LaParrocchia.it
Due logiche a confronto

Nel brano del Vangelo di oggi troviamo due logiche di vita a confronto: quella di Gesù e quella del mondo. Quella di Gesù che vuole servire e quella dei discepoli che vogliono sedersi nella sua gloria. Hanno dimenticato che la grandezza del discepolo è nel servizio. Infatti, la predicazione e la diffusione del Vangelo in ogni angolo della terra è il più alto servizio che la Chiesa, in tutte le sue componenti, è chiamata per dettato divino a compiere, come ricorda la Giornata Missionaria Mondiale. Madre Teresa che oggi viene beatificata ed altri missionari sono per noi grandi esempi di servizio verso i fratelli e verso Dio. È nei nostri fratelli più piccoli che scopriamo la sua presenza. Quello che fate ai miei fratelli più piccoli fate a me, dice Gesù.

Mentre i suoi discepoli non riescono o non vogliono capire il suo modo di vivere la vita. Non pensano come lui e gli dicono "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiediamo" (Mc 10,35).

Che cosa volevano Giacomo e Giovanni? Volevano un onore speciale, quello di sedere uno alla destra e uno alla sinistra di Gesù, nella sua gloria. Essi non sono preoccupati della vita eterna, come quel tale ricco. La loro preoccupazione è di ordine estremamente concreto. Hanno a cuore occupare i primi posti: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra..."
Chi di noi non ambisce ai primi posti? Nel cuore di ognuno di noi si nasconde un desiderio di affermazione e di considerazione da parte degli altri. Ci piace contare. E questo è possibile se occupiamo i primi posti.

Gli apostoli non sono immuni da tutto questo. Anzi sembrano ancor più sfacciati o forse incoscienti. Gesù non si lascia turbare dalla loro richiesta ma li fa capire: solo chi è disposto a donare la vita, a servire, a morire per gli altri è degno di occupare i primi posti.

Amare non è confiscare l'altro, ma volere prima di tutto la sua felicità: è donarsi. Colui che ama ha l'impressione di non aver donato niente fino a che non ha donato tutto, cioè fino a che non si è donato egli stesso in ciò che dona.

Amare è abbandonarsi. Amare è essere fedeli. È l'amore che ci fa vedere il mondo con gli occhi di Dio. Quell'amore che non è solamente un sentimento potente. È una decisione, un giudizio, una promessa. Amare è farsi servi di tutti attraverso la rinuncia, il sacrificio e la sofferenza.

"Amore", è sicuramente la parola che Madre Teresa ha consumato di più. Prima di pronunciarla, però, l'ha vissuta fino in fondo, senza compromessi. Nel cuore degli uomini resta il suo sorriso autentico, specchio dell'amore di Dio. Un sorriso che nasceva da una fede profonda, testimoniata giorno dopo giorno accanto ai poveri, agli emarginati, ai profughi, ai malati, ai disperati, agli handicappati, ai malati di aids, ai bambini. Il suo apostolato ha toccato il cuore del mondo. Se vogliamo essere anche noi veri discepoli e veri cristiani non possiamo che ripetere con Madre Teresa: Signore, mettici al servizio dei nostri fratelli che vivono e muoiono nella povertà e nella fame in tutto il mondo; fa' che nessun uomo ci passi davanti come un estraneo, ma sappiamo riconoscerlo come fratello, condividere con lui tutto quello che abbiamo e che siamo ed essere, con lui, dimora del Dio-Amore. E così sia.