Omelia (01-02-2008) |
Paolo Curtaz |
Siamo sempre tentati di trovare altrove i nostri nemici. Gesù, con maggiore realismo, ci dice di guardare dentro la comunità: una fede solo devozionale, un'appartenenza solo esteriore, una fede solo intellettuale, ci impediscono una vera esperienza di discepolato. L'indemoniato è simbolo di tutte le obiezioni che c'impediscono, infine, di diventare credenti. Abita nella sinagoga, partecipa alla preghiera, professa la sua fede (!); il primo esorcismo che Gesù esercita è nella comunità, tra i fratelli. Non esistono pericoli "fuori", ma "dentro" di noi, dentro le nostre scelte viviamo le contraddizioni della fede, dentro le nostre comunità abita la logica tenebrosa della divisione. L'affermazione del credente indemoniato è terribile: "Che c'entri con noi, sei venuto per rovinarci!". È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni senza calarle nella dura quotidianità; è demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente e che contrappone la piena riuscita della vita, con la fede: se Dio esiste io sono castrato, non posso realizzare i miei desideri; è demoniaca una fede che resta alle parole: il demone riconosce in Gesù il santo di Dio ma non aderisce la suo vangelo. Ecco tre rischi concreti e misurabili per noi discepoli che frequentiamo la sinagoga: professare la fede in un Dio che non c'entra con la nostra vita, un Dio avversario, un Dio da riconoscere solo a voce. |