Omelia (02-02-2009)
Paolo Curtaz


Nel passato, in questa giornata, erano benedette le candele che avrebbero illuminato le chiese durante tutto l'anno. In questa giornata le persone consacrate a Dio si affidano alla sua tenerezza. È lui la luce dei cuori che illumina le nostre tenebre.

Aspetta, Simeone. Aspetta svuotato, forse rassegnato. Il fatto di salire al tempio per fare servizio, è, ormai, solo una stanca e ripetitiva devozione. Come molte persone anziane che incontro nel mio ministero, il vecchio Simeone trasuda disincanto e stanchezza interiore. Eppure è lui l'unico ad accorgersi di ciò che accade, l'unico, tra la gente che affolla il tempio, che vede dietro quella coppia di spaesati paesani il mistero di un Dio che si allea con gli uomini e li salva. E tutto diventa luce. Dio è luce e in lui non ci sono tenebre e il nostro buio interiore è squarciato dalla tenerezza di Dio proprio quando meno ce lo aspettiamo. L'esperienza dell'illuminazione, diffusa in molte religioni, essenziale in quella cristiana, è l'apertura ad una dimensione interiore nuova che la grazia dello Spirito Santo crea, irrompendo nella nostra vita. A volte basta poco, un attimo fuggente, per illuminare la propria vita. Così Simeone, stanco e vecchio, tenendo in braccio quel bambino si accorge della misteriosa presenza di Dio. Pochi istanti hanno dato un senso a tutta una vita di attesa. Che Dio accordi a ciascuno di noi pochi istanti di consapevolezza che ci illuminino la vita...