Omelia (03-02-2009)
Paolo Curtaz


Due storie di dolore, due tragedie di quelle che ci fanno alzare il pugno contro il fato. O contro Dio. Ma Giairo e l'emorroissa non maledicono, implorano. Implorano salvezza, implorano guarigione, implorano luce. L'annotazione di Marco è tragica: la donna soffre di emoragia da dodici anni. Dodici è il numero della pienezza, della totalità, della perfezione: il suo è un dolore perfetto. Peggio: nelle rigide norme igieniche della Bibbia la donna mestruata è impura, non può essere toccata. Questa donna vive nella solitudine assoluta da dodici anni. E nell'implacabile giudizio della gente. È una poco di buono, nessuna la vuole. Se aveva un marito ora, certamente, se n'è andato. E lei, l'impura, tocca il puro che non si contamina. E la guarisce. Tutti toccano il Maestro, una sola ne ruba la potenza e il segreto, una sola viene sanata. Una sola lo tocca con la fede della disperazione assoluta, la donna sola, la donna abbandonata da tutti. Ma non da Dio. Chi ci separerà dall'amore di Cristo?, se egli desidera più di ogni altra cosa di tenerci stretto a lui, anche se siamo impuri e peccatori?