Omelia (08-02-2009)
Paolo Curtaz


Guarendo la suocera di Pietro, Gesù si presenta subito come colui che libera dal dolore, dando risposta alla caustica invocazione di Giobbe che vede la vita come un inutile sovrapporsi di sofferenze e indicando un percorso di speranza ad ogni sofferente.

La gente è stupita della predicazione di Gesù, ma anche della sua attività: egli consacra la sua vita all'amore, al dono di sé. In tempi come i nostri, avari di gratuità, monetizzati e frenetici, ancora stupisce l'attivismo del Nazareno che passa il suo tempo a predicare la Parola e a porre gesti di salvezza. Attenti, però: i miracoli di Gesù sono pochi e limitati, Gesù (!) chiede ai guariti di tacere. È il cosiddetto "segreto messianico" in Marco: Gesù non vuole troppa pubblicità intorno ai suoi miracoli. Si sente, in filigrana, la cocente delusione di Pietro che dopo avere professato la messianicità di Cristo, si è trovato a rimangiarsi tutto di fronte alla Passione. Gesù non ama l'eccessiva popolarità perché sa che nasconde un'euforia ingannevole. Come riesce Gesù a vivere sereno in questo delirio? La preghiera è il segreto di Gesù; è il prolungato e notturno colloquio col Padre che gli dona la forza di farsi carico di tutta la sofferenza che lo circonda, di affrontare le incomprensioni e le fatiche della sua vita apostolica. Anzi, più la situazione si ingarbuglia, più la sua fama cresce, più gli impegni si moltiplicano e più tempo Gesù dedica a questa preziosa attività.