Omelia (26-02-2009) |
Paolo Curtaz |
Abbiamo deposto le maschere e ci siamo messi alla sequela di Gesù nel deserto. Come ogni anno la Quaresima, tempo di vivificazione, non di mortificazione!, ci aiuta ad andare all'essenziale, a fermarci qualche tempo, come dicevamo ieri, per permettere alla nostra anima di raggiungerci. So per certo che siete (che siamo) tutti, mediamente, delle belle persone, e se leggete P&P anche delle persone mediamente interessate alla propria vita spirituale. Ma che fatica mantenere la fede! Il lavoro, la famiglia, le preoccupazioni, la salute... tutto ci rema contro e anche se abbiamo molta buona volontà e determinazione, rischiamo davvero di cadere nel pericoloso sonno spirituale di cui parla il vangelo al Getsemani! La domanda che ci poniamo in questi giorni è quella del vangelo: che ci serve guadagnare il mondo intero se perdiamo l'anima? Che importa raggiungere traguardi lavorativi buoni e giusti se poi non ci godiamo la vita? Ciò di cui abbiamo bisogno è andare all'essenziale, discernere ciò che ci è indispensabile per vivere e investire in quella direzione. Il cammino di quaresima, allora, non è fatto per indossare una maschera da penitente che rinuncia ai cioccolatini, ma di un adulto che cerca di riprendere in mano la propria ineludibile domanda di senso. |