Omelia (27-02-2009)
Paolo Curtaz


Durante il tempo di quaresima, al venerdì, ci è chiesto un piccolo e innocuo segno, una piccola sottolineatura per riportarci all'essenziale: mangiare di magro. In passato questa tradizione era rivolta soprattutto alle persone ricche che si potevano permettere la carne, per vedere, almeno per un giorno, cosa significa tirare avanti con la polenta... Oggi questo invito lo possiamo concretizzare con la scelta di dedicare il venerdì al digiuno. Il suggerimento è quello di percepire la fame: fame di Parola, di senso, di autenticità. Un cuore sazio non si percepisce con autenticità, ecco allora la proposta del digiuno. Digiuno simbolico, dalla TV, dalla fretta, ma anche digiuno autentico dall'eccesso di cibo che, ricordiamocelo, appesantisce il nostro ciclo energetico. Un digiuno per qualcosa, però. Spegnere il televisore per giocare con mio figlio, rinunciare al filetto per aiutare un povero, digiunare dal pettegolezzo per guardare agli altri con lo sguardo di Dio. Al centro ci dev'essere la carità, come suggerisce san Paolo riguardo alla sua rinuncia di mangiare la carna immolata agli idoli per non scandalizzare i deboli...