Omelia (28-02-2009) |
Paolo Curtaz |
La quaresima è tempo di conversione e Matteo è l'emblema stesso della conversione. Matteo fa la sua quaresima in pochi istanti, si fa due conti in tasca (era abilissimo in questo!) e fissando lo sguardo di quel Nazareno vede in lui tutto ciò che non era e che avrebbe voluto e potuto diventare... si alza e lo segue, senza chiedere, senza indugiare, seguendo la sua emozione. Per noi, ahimè, il tempo della conversione è molto più lungo e incrociare quello sguardo non è così semplice... ma siamo qui apposta, per fare spazio, per allargare il cuore. E un'altra conversione ci è necessaria, ancora più difficile, ancora più dolorosa: la conversione di chi scopre che la Chiesa è fatta di peccatori perdonati, non di giusti e che l'unico giudizio autorizzato fra discepoli è quello di chi ama e perdona, di chi capisce e va all'essenziale. L'uomo vecchio resta, direbbe san Paolo, e spesso guardiamo ai difetti degli altri giudicando santamente invece di metterci nei loro panni. Se percepiamo di essere malati interiormente, se avvertiamo un disagio, un mal di vita, se non siamo contenti di noi stessi e della nostra vita, allora sappiamo dov'è il medico. |