Omelia (01-03-2009)
Paolo Curtaz


La Quaresima è il tempo della verità, della verifica della propria vita, della preparazione al grande evento. Un tempo di ascesi, appunto, parola che, in greco, significa semplicemente "allenamento".
A morte la mortificazione, allora, viva la vivificazione.


Gesù inizia la sua vita pubblica nel deserto. C'è molta Bibbia, dietro questa scelta: i quarant'anni nel deserto di Israele, il deserto luogo di incontro dei Profeti, da Isaia a Osea, il Battista... Ma c'è anche la voglia di capire cosa fare, come ci raccontano Matteo e Luca, insoddisfatti della eccessiva stringatezza del giovane Marco. Gesù, nel deserto, sceglie di pianificare la sua predicazione, sceglie quale Messia essere. Nel deserto capisce che vuole essere un Messia diverso da quello che la gente si aspettava. Non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce. Non cede alla tentazione dell'auto-realizzazione ("Pensa a te stesso"), né all'inciucio col potere civile e religioso, né alla tentazione del facile miracolo. Gesù parlerà di Dio con il sorriso, convincerà il cuore delle persone con la predicazione. Questa è la sua scelta. Scelta perdente, all'apparenza: fra tre anni, nell'orto degli ulivi, tornerà l'avversario, per sottolineare la sua infinita ingenuità e il suo clamoroso fallimento.
Anche noi seguiamo il Rabbì nel deserto, per scegliere ancora che persone essere. Non "cosa" essere, ma "come"...